Scienziati e ricercatori come non li avete mai visti!
Open Mike / Microfono Aperto. I ricercatori e le ricercatrici dell’Università di Trento si mettono in gioco per raccontare storie di scienza ed esperienze umane. I Portland Open Mike presentano gli scienziati in una veste inedita, perché vanno ad esplorare il loro lato umano. Le storie sono frutto di un percorso laboratoriale e mescolano la ricerca scientifica con grandi temi universali ed esistenziali. L’obiettivo è quello di sorprendere e affascinare per generare nel pubblico curiosità attorno a temi scientifici di impatto sociale e civile.
Coordinatore del progetto e della serata Andrea Brunello.
Presenta Progetto Apollo - Arianna Borani, Davide Dal Bosco e Elisa Facen.
Interventi musicali di Alessio Zeni.
Con Lucia Rodler, Cinzia Piciocchi, Fabrizio Costa, Serena Tomasi e Andrea Cossu.
Ecco la presentazione delle storie scritte e portate in scena dalle ricercatirici e dai ricercatori dell'Università di Trento:
Andrea Cossu - Un voto in più
Andrea Cossu insegna Sociologia della cultura e si occupa tra le altre cose, di sociologia degli intellettuali-. Gli interessa soprattutto sapere come fanno a diventarlo, ad avere idee e a farle circolare. Gli piacciono gli archivi, e infatti si definisce anche uno che si occupa di sociologia storica. E i ristoranti, e infatti la sua nuova ricerca è una sociologia storica della creazione dell’innovazione in cucina in Italia dal dopoguerra a oggi.
Lucia Rodler - Il Corridoio
Lucia Rodler insegna Letteratura italiana “fuori luogo”, cioè in un corso di laurea non umanistico. Ora è nel “Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive”, ma il suo è quasi un destino perché anche a Milano è stata a “Comunicazione d’Impresa e Relazioni pubbliche” e a “Turismo, management e cultura”. Questa posizione scomoda la ha spinta a sperimentare modi nuovi per parlare di letteratura e, oggi, a raccontare una storia di luoghi, suoi, finalmente.
Cinzia Piciocchi - Diritti, cubetti di ghiaccio e uova sode
Professoressa associata presso la Facoltà di Giuripsrudenza, insegna corsi di Diritto costituzionale e Biodioritto. Riesce a far morire qualsiasi tipo di pianta. Se c'è una cambusa nei paraggi se ne appropria, la gestisce e non lascia entrare nessun altro.
Fabrizio Costa - La pianta delle lasagne
Fabrizio Costa abita in Trentino ormai da 17 anni, ma come capirete dal suo accento (che non lo tradisce mail) è un Bolognese doc. Bolognese con la B maiuscola e DOC come un vino, che lui adora accompagnare con un bel piatto di lasagne. Già, come tutti i Bolognesi adora il cibo, e per capire a cosa serve per fare le lasagne studia genetica agraria ormai dalla notte dei tempi. Questa è sempre stata la sua passione, che lo ha portato a diventare un perito agrario, un agronomo, un genetista, un ricercatore e poi Professore di Genetica Vegetale all’Università di Trento. Nel suo lavoro quotidiano identifica geni importanti per produrre cibo migliore. Un cibo che sta rischiando molto per via delle azioni dell’uomo sul clima ma anche di fake news che stanno impattando l’opinione pubblica.
Serena Tomasi - Mentire senza mentire
Serena Tomasi è Ricercatrice presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Trento dove insegna Filosofia del diritto, Argomentazione e Linguistica forense. È anche avvocato iscritto all’Albo Speciale degli Avvocati di Trento. Non le si deve assolutamente dire che la filosofia è troppo ‘astratta’: lo è nel senso che qualsiasi buon giurista fa uso di nozioni altamente astratte per poi esprimersi con i termini appropriati nelle occasioni giuste ed agire di dovere.
Gli interventi musicali saranno curati da Alessio Zeni.
Insegnante di lingue di professione, musicista autodidatta per passione, proviene artisticamente dalla scena rock del capoluogo trentino. È in giro da un po’, e quando non scrive i propri brani inediti (da ultimo con la band elettro/rock Hi|Fi Gloom con cui ha seguito Vasco Rossi in tour nell’estate 2022), interpreta a modo suo le canzoni che gli piacciono di più. In teatro ha accompagnato l’attore Mario Cagol in “Ciò che non si può dire” (per EstroTeatro) e “La Grande Nevicata dell’85” (Produzione Arditodesìo).